Nightguide intervista Irene Grandi, la grande rocker toscana che torna con un nuovo album per mostrarsi come mai fatto prima

Nightguide intervista Irene Grandi, la grande rocker toscana che torna con un nuovo album per mostrarsi come mai fatto prima


“GRANDISSIMO” è il titolo del nuovo album di IRENE GRANDI per festeggiare 25 anni di carriera, uscito il 31 maggio. Una ricerca continua e senza fine. 
 
Il “Grandissimo TOUR” partirà oggi dalla provincia di Foggia e si concluderà con una grande festa il 12 dicembre al Teatro Verdi di Firenze, la città dove ha mosso i primi passi della sua carriera e che l'ha vista crescere come artista fino ad affermarsi nel panorama musicale italiano.
 
“Grandissimo” è un progetto discografico ricco, eterogeneo e di ampio respiro, come il titolo giocosamente suggerisce, teso a soddisfare una continua necessità di esplorazione e un impellente desiderio di condividere le esperienze. Come un racconto musicale, il nuovo lavoro si compone di tre parti (tre capitoli) e prende le mosse dai numerosi brani inediti che illuminano il progetto, per poi volgere lo sguardo verso le canzoni più rappresentative della carriera dell'artista fiorentina, che vengono reinterpretate e riarrangiate in una chiave completamente rinnovata.
 
L'album si apre con il Capitolo 0, intitolato “Inedita”, costituito interamente da nuove canzoni. Il numero zero e il titolo evidenziano simbolicamente l'arrivo e l'inizio del percorso artistico di Irene, il compimento e, allo stesso tempo, l'origine di un cammino che contiene tutta la voglia di sperimentare e di esplorare nuove strade.
 
Il Capitolo 1, dal titolo “Insieme”, raccoglie i brani arrangiati in versione unplugged e vede la collaborazione di grandi protagonisti della musica italiana, quali Loredana Berté, Stefano Bollani, Carmen Consoli, Levante, Fiorella Mannoia e Sananda Maitreya (aka Terence Trent D'Arby).
 
Il Capitolo 2, denominato “A-Live”, è un'esplosione in chiave elettrica di alcuni grandi successi di Irene che sprigiona grande energia, rappresentando una delle caratteristiche della cantante da sempre più apprezzate.
 

Irene Grandi, dopo 25 anni di carriera, è tutto questo. Un “grandissimo” mosaico narrante composto da tasselli tutti diversi e tutti indispensabili, a formare quell'unità così piena di sfumature e di colori. Un racconto musicale che raccoglie le esperienze ed accoglie le novità. Un cammino affrontato con consapevolezza, orientato verso orizzonti di volta in volta diversi, che esprime quell'autenticità che esiste solo quando c'è evoluzione artistica e umana.
 


NG. Ci tengo a precisare che per me è un grandissimo onore essere qui con te per questa intervista, perché sono un tuo grandissimo fan da sempre. E sono davvero curioso di poterti chiedere qualcosa in più di questo tuo ultimo album, “Grandissimo”, uscito il 31 maggio, che più che un album sembra un romanzo che racconta la tua vita. Hai deciso di tornare con qualcosa di molto complesso.
Irene Grandi. Già, se non è difficile non ci piace! (ride)
E ti ringrazio per la stima e ricambio il piacere di stare qui con te a fare due chiacchiere.
Per quanto riguarda “Grandissimo”, la complessità è qualcosa che si acquisisce, dal punto di vista artistico, crescendo. Gli anni passano, aumentano le esperienze, si diventa più consapevoli e si ha più coraggio di sperimentare. Poi io sono una che non si è mai sottratta alla curiosità, alla sperimentazione e alla ricerca.
Forse era una conseguenza naturale che questo album che racconta 25 anni di carriera fosse un po' complesso. Tant'è che è stato altrettanto naturale la necessità che ho avvertito di mettere ordine in questa complessità dividendolo in capitoli per poter dare un senso alla presenza di brani inediti, brani ri-arrangiati in chiave acustica, live ed elettronica, e duetti con tanti grandi artisti che mi hanno voluto aiutare in questo bellissimo progetto.
Questo spero che aiuti più facile a leggere tutte queste sfaccettature di me stessa che forse finora non erano venute ancora fuori.

NG. Voglio parlare proprio degli inediti, perché mentre mi preparavo ad ascoltarli in vista di questa intervista, per un problema con il computer, ho letto i testi prima di ascoltare i brani e sono rimasto molto sorpreso nello scoprire che brani come “Accesa” che io mi aspettavo molto rock ed esplosivo, in realtà sia un brano pacato e riflessivo,  mentre proprio il brano che hai scelto come primo singolo, “I Passi dell'Amore”, sia un brano molto energico e solare (con te che sei radiosa nel video) e dal testo io me l'aspettavo molto più triste e intimo.
Se vogliamo questo si vede anche in canzoni del tuo repertorio passato, ovvero questo coesistere di varie dicotomie e di varie sfaccettature emozionali divise tra il testo e la parte musicata.

IR. Che bello che per un caso fortuito sei riuscito a dare questa lettura ai miei brani.
Nelle canzoni, così come poi accade nella vita, è proprio il contrasto tra varie emozioni, come c'è tra la musica e le parole, che rende interessanti le cose. A volte una musica più energica e trascinante riesce a far arrivare meglio dei concetti più profondi e seri, e viceversa dei concetti più semplici resi più profondi dalla musica. Anche nella vita la stessa cosa può essere letta in chiavi diverse, più gravi o più leggere, a seconda del momento o del nostro stato d'animo.
Come hai detto tu, anche nei miei vecchi brani come “Bruci la Città” o “Prima di Partire per un lungo viaggio”, che hanno una melodia molto scorrevole ma i testi sono molto forti e impegnativi.
Del resto questa è una cifra artistica che fa parte di me; a me piacciono le canzoni che mi meravigliano, che mi diano una botta. Spesso il contrasto tra sensazioni diverse fa quel clic che ti consente di ascoltare in maniera più leggera delle parole che altrimenti non ti colpirebbero. Non sono una grande fan delle cose tristi; ci sta la malinconia che ti aiuta a riflettere, ma sono sempre stata una a cui piace veicolare messaggi positivi, di speranza.

NG. Se mi posso permettere da tuo fan, forse questo fa parte di te come persona, oltre che come artista. Mi ricordo alcune tue esibizioni live e quando esegui alcuni brani spesso hai lo sguardo molto più malinconico di quanto non lo sia la tua bocca sempre sorridente. Forse anche perché, fin dagli esordi, ti hanno voluto affibbiare questo ruolo da rocker toscanaccia sempre grintosa e aggressiva, ma magari dentro si nasconde questa Irene più malinconica che ora ti senti libera di mostrare.
IR. Si è vero, hai ragione! Ho sempre avuto questi due aspetti dentro di me, ma solo ora forse la gente sta imparando a conoscerli entrambi. All'inizio sicuramente quella parte di me grintosa della toscanaccia, come dici te, era quella che aveva più appeal sulla gente e bucava di più lo schermo e la radio, ma l'altra parte di me esisteva già e aveva bisogno di uscire fin dall'inizio.
Se vogliamo già all'inizio in canzoni come “Cose da Grandi” o “Rido senz'Anima” cercavo di far intuire che c'era altro dentro di me, oltre alla grinta, però non venivano scelti come singoli e quindi erano brani meno conosciuti.
Questo album ha proprio questo intento: integrare tutte le varie tessere di questo mosaico che sono io e che ho sparso nei miei lavori nel corso di questi 25 anni per consentire a tutti di vedere il quadro completo, ovvero la vera Irene Grandi.

NG. Diciamo che sei arrivata ad un punto del tuo percorso dove senti il bisogno di far conoscere la persona e non il personaggio.
IR. Esatto! Voglio cercare di regalare ai miei fan un modo per comprendere la complessità della persona, ma anche la complessità artistica del personaggio in espressioni musicali in cui non mi sono mai avventurata prima.

NG. Giustamente dopo 25 anni di onorata carriera ti puoi prendere finalmente tutte le libertà che vuoi, anche quelle di scrollarti di dosso il personaggio che ti avevano accollato all'inizio.
IR. Eh si quest'etichetta che mi era stata appiccicata addosso funzionava! Non avresti potuto leggere meglio la situazione!
Una delle cose belle di aver resistito così tanto, giustamente, è quello che ti puoi permettere di fare delle cose che magari ti piacciono di più o semplicemente disco graficamente non ti è permesso fare all'inizio. E in fin dei conti lo fai anche per te come artista: vai a fare sia cose che sono completamente nuove per trovare nuove ispirazioni, oppure vai a scavare e indagare cose che sono sempre rimaste in un angolino.

NG. C'è stato qualche momento di questa lunga carriera in cui ti sei sentita delusa da quello che stai facendo? Quel tipo di momenti in cui ti guardi e dici “oh ma che cazzo stai facendo?”.
IR. Si c'è stato, e credo sia fisiologico per ogni artista ogni tanto smarrire un po' la rotta; ed è sicuramente normale per me che sono una che ogni tanto viene presa da dubbi esistenziali su quello che sto facendo e periodicamente ho bisogno di rimettere un po' di ordine.
Questi momenti sono come un inverno in cui pianti dei semi in un terreno arido; è tutto cupo e fermo e sembra che sotto non stia succedendo nulla, ma è proprio allora che trovi quella spinta, quell'ispirazione, quel quid in più per cambiare direzione o fare qualcosa di nuovo e di migliore. Crederci di nuovo ed essere te stessa fino in fondo.
Un esempio pratico per me è stato il 2010 in cui ebbi una grossa crisi dalla quale però, due anni più tardi, nacque l'album con Stefano Bollani di canzoni con forti contaminazioni jazz. Quell'album mi aprì tutto un mondo che fino ad allora ignoravo: scoprì una voce che non sapevo di avere, dei fan nuovi che non mi conoscevano, una visione della musica a me sconosciuta. E tutta quell'esperienza nuova poi ha continuato a far parte del mio bagaglio anche dopo la bellissima esperienza con Stefano.



NG. Per quanto riguarda invece il brano che hai scelto come primo singolo, “I Passi dell'Amore”, c'è un significato dietro?

IG. È stato scelto apposta per il testo e per il titolo che ho ritenuto il più significativo per far capire che questo album vuole essere una sorta di racconto del mio percorso, come ti dicevo prima.
Come tutti i percorsi, può essere pieno di difficoltà ma che ti aiutano a maturare.
Poi la scelta è caduta su questo proprio perché grazie alla musica molto trascinante e al testo molto profondo ci sembrava il più radiofonico per presentare l'album e per onorare l'autore del brano che Dimartino, che nonostante la sua età ha un grande talento e una promettentissima carriera.
Sicuramente questo era il brano in cui si annidavano il maggior numero di cellule di quel cambiamento di cui abbiamo parlato.

NG. Voglio farti una domanda un po' più complicata; dato che mi stai parlando tanto del tuo percorso e dei cambiamenti a cui sei andata in contro nel tempo, così direbbe l'Irene di oggi non all'Irene dell'inizio, ma a quella del momento di maggior successo, quando tutti la volevano e tutti la cercavamo e il più sembrava fatto?
IG. Forse le direi di dire di no qualche volta. Poi non lo so, magari se avessi detto quei no non saremmo qui a parlare di 25 anni di carriera, però adesso che sono grande ho come la sensazione, che in quel momento, quando ero all'apice della curiosità che il pubblico e il mondo della musica mostrava verso di me, forse avrei potuto sfruttare meglio certe opportunità, cercarne altre che non mi sono state mai offerte e magari aprire delle porte che mi avrebbero lo stesso consentito di diventare famosa.

NG. Ricordo che ai tuoi esordi spesso ti si definiva come la nuova Gianna Nannini, un po' perché il rock in Italia non è mai stato territorio per le donne e un po' per la regione di origine che vi accomuna. A volte agli inizio gli accostamenti pesanti possono essere un fardello da portare. E si ha la paura di deludere le aspettative quando non si è troppo famosi.
IG. È vero, e anche lei negli anni è dovuta passare attraverso tanti periodi; è sparita per un lungo periodo senza produrre niente, per poi tornare più forte e grande di prima e fare finalmente quello che le era sempre piaciuto fare senza più nessuna costrizione. Si è messa in gioco tanto, ha fatto tanto anche in ambiti artistici diversi dalla musica ed è sempre stata un'artista a tutto tondo.
Anche io dalla mia negli ultimi anni ho voluto sperimentare tanto e indagare una certa ricercatezza musicale che non sempre va d'accordo con il successo di massa.

NG. Proprio oggi parte anche il tuo tour estivo che, come ho visto, viaggerà in tutto lo stivale portandoti in tantissime piazze italiane in una serie di concerti che ti vedranno molto a contatto con i tuoi fan in una dimensione, se vogliamo, più intima che se avessi scelto di partecipare ai tanti festival che ci sono in giro in questi mesi.
IG. Si esatto, ho preferito andare in giro per date mie in tante piccole e grandi piazze di tutta Italia.

NG. Ti fermerai a queste dati o hai intenzione di proseguire in autunno con dei concerti teatrali?
IR. Proprio in questo periodo stiamo decidendo come e quando farlo ma è in fase di progettazione anche il tour autunnale. In questo momento ci sono altri fattori in ballo, come l'uscita del prossimo singolo e l'organizzazione di altre sorprese che al momento rendono le date autunnali un po' ballerine. Ma presto verranno annunciate.
Di sicuro al momento ti posso anticipare che tutto questo percorso si concluderà a dicembre con una data nella mia città, a Firenze, che vorrà essere una grande festa con tanti amici e tanti ospiti che si esibiranno con me sul palco. Una sorta di Irene Grandi & Friends!

NG. Ti faccio le ultime due domande con le quali mi piace sempre chiudere tutte le mie interviste. Pensando esattamente al momento che stai vivendo ora e senza tenere conto del tuo percorso, cosa rappresenta la Musica per oggi in 3 parole?
IG. Croce e Delizia.

NG. E invece pensando a tutto il tuo percorso quali sono i 3 album che più ti anno influenzato e non potrebbero mai mancare nella tua collezione?
IG. Te ne voglio dire 3 che prendano davvero tutto questo percorso anche se ce ne sarebbero tantissimi.
Pino Daniele - Nero a metà; Radiohead - Ok Computer; Michael Kiwanuka - Love & Hate.

Intervista a cura di Luigi Rizzo
Foto copertina di Marco Lanza
 
 
 
 
 
 
 

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